Buonasera, miei cari Lettori e Lettrici, vi lascio l’intervista che ho fatto ad Antonio Nunziante per il blog tour ideato da La Tana Dei Libri Sconosciuti 🙂
Ciao Antonio e benvenuto sul mio blog 🙂
- Com’è nata la passione per la scrittura? A che età hai iniziato a scrivere e cosa, oppure chi, ti ha portato a farlo?
Come nascono tutte le passioni: da tentativi casuali, maldestri… nel mio caso è stato un quaderno a quadretti, una penna, il cellulare scarico e due ore buone di tempo libero. Così è nato Elephant Hill… e non mi sono più fermato da allora.
2. Qual è stato l’input che ti ha spinto a scrivere i tuoi libri?
Nessun input. Da Elephant Hill in poi, tra alti e bassi, non ho mai interrotto la mia produzione fino ad oggi. Scrivevo e basta. Avevo un bel po’ di materiale e volevo farci qualcosa. Non avevo nemmeno idea di come funzionasse il mondo dell’editoria, del self- publishing, degli ebook e dei social network in generale. Ho semplicemente cercato in rete “come pubblicare un libro” e mi sono ritrovato a spulciare Kindle Publishing. Avevo trovato quello che volevo.
3. Tre aggettivi sul tuo libro?
Sussurri è “delicato”: essendo io contro la “violenza funzionale”, mi sono ben guardato dal maciullare persone random per dare una botta di vita al lettore. Ritengo preferibile inquietare, piuttosto che disgustare.
“Spontaneo” senza dubbio: non mi sono mai soffermato a progettare alcunché. Dalla prima parola alla fine, tutto quello che si legge è stato ideato al momento. Quasi mai ho conosciuto il finale dei miei racconti.
E lo ritengo onesto: va per la sua strada, cercando di non cavalcare l’onda del successo di nessun libro / film / videogame esistente. Per farla molto molto breve: mi dispiace, ma non ci sono vampiri seducenti che picchiano licantropi con la tartaruga.
4. Che tipo di consiglio daresti a chi si appresta a leggere per la prima volta il genere Horror?
Di immergersi in una storia abbandonando alcuni pregiudizi:
Un lettore che non ha mai avuto un approccio con il genere si aspetterà ad ogni pagina un Jason che sbuca dai cespugli con un machete in mano e fa a pezzi quello che all’inizio della storia ha detto al resto del gruppo “dividiamoci”. La letteratura horror, il più delle volte, va oltre l’effetto cardiopalma. È la poesia delle verità scomode.
5. Hai un motto/citazione che ti identifica o in cui ti identifichi?
“Detesto chi presta attenzione alle mie parole: mi costringe a dare un senso a quello che dico.”
6. Il libro che hai letto e che avresti voluto scrivere tu?
Senza pensarci un attimo: se avessi scritto io anche solo la metà delle avventure di Sherlock Holmes, mi riterrei un uomo maledettamente fortunato e geniale…
7. Perché le persone dovrebbero leggere i tuoi libri?
Sarei troppo di parte a tessere le lodi dei miei racconti (e mi sentirei un cretino), perciò mi piacerebbe che a questa domanda rispondesse chi Sussurri “lo ha vissuto”. Cito dalle recensioni:
“Il mostro sotto le coperte mi ha addirittura commosso fino alle lacrime, Elephant Hill geniale e Meccanismi…beh, inquietante è dir poco! Da leggere, ne scoprirete delle belle!”
Cito ancora:
“Le sei storie sono tutte intriganti e originali, molto belle le descrizioni, i personaggi ben caratterizzati e coinvolgenti, e i finali inaspettati. Mi sono piaciute tutte molto, ma tanto merito alla prima “Anna Digaza” che mi ha incollata al libro.”
8. Parlaci dei tuoi progetti futuri.
Presto la cittadina di Whitecastle (Non esiste sulla cartina geografica… almeno credo), in cui ho ambientato la maggior parte dei racconti che ho scritto, sarà il teatro di una storia molto più lunga ed articolata delle precedenti. Il romanzo (di questo parliamo) sarà distribuito come gli altri prima di lui su Amazon e disponibile sia in formato digitale che cartaceo.
9. Ebook oppure cartaceo? Quale dei due preferisci per leggere libri?
Non si batte il classico. Non c’è modo di superare (per il sottoscritto) la carta stampata. Leggo molti ebook, certamente, ma ci sono libri che non mi azzarderei a sfogliare in digitale, tra questi “Il conte di Montecristo”, “Moby Dick”, “Dracula” e ogni singola parola scritta da Poe. Molto più volentieri leggerei in digitale “tutti i miei robot” di Asimov, “Cronache Marziane” di Bradbury… ci sono romanzi e racconti che più di altri si prestano al formato ebook.
10. Com’è nata la storia di Anna Digaza? Leggendola sembra così reale.
La signora Anna DiGaza racchiude in sé tutti gli sguardi delle persone più disgustose che io abbia mai incontrato. Il disgusto a pelle è vero tanto quanto l’ammirazione incondizionata verso una persona. Chi ha varcato l’uscio di casa almeno una volta nella vita sa di cosa parlo (… o no?). Il mio “lavoro”, durante la stesura del racconto, non è stato che quello di “vomitare” tutti i dettagli che creano la sensazione di “ribrezzo” ed assemblarli in un solo essere umano. Ne è venuto fuori un vero Frankenstein tutto da odiare.
11. I tuoi familiari sanno che scrivi? Ti hanno supportato?
Quelli che convivono in casa con me hanno cominciato ad accorgersi che stavo scrivendo qualcosa quando hanno visto sul muro le mappe concettuali con pezzi di trame di probabili romanzi (non sono metodico, ma smemorato: appunto tutto quanto per non dimenticare), personaggi e tutta la compagnia, nonché dei bozzetti delle creature dei racconti, come il manichino de “La canzone di Tabitha”, oppure i mostri di “Elephant Hill”. Sono abbastanza contenti della cosa, a quanto pare.
12. Sono molto curiosa. Come mai hai scelto come nome: Il Dottor Notte?
“Antonio Nunziante Scrittore, come nickname, fa schifo” non è proprio il massimo come risposta, lo concedo.
Il nome mi è rimasto appiccicato addosso per una serie di situazioni.
Ha influito pesantemente l’insonnia e il tirar tardi fino all’alba durante la stesura degli ultimi racconti… e una persona a me cara che avendo il mio stesso “problema” mi contattava nel cuore della notte, dicendomi:
“Dottore, anche oggi il turno di notte?”
Grazie per essere stato qui sul mio blog 🙂